Fosse un film, si intitolerebbe “La leggenda del Lago Scaffaiolo”. Invece di film non si tratta! Gli insoliti fenomeni atmosferici che lo circondano hanno da sempre suscitato grande curiosità. Quassù è difficile risvegliarsi senza nebbia, che poi, di vera nebbia non si tratta: una semplice stazionaria nuvola che si forma con l’aumentare della temperatura mattutina, posandosi proprio in questa conca.

primi del 900
Comitiva Pracchiese allo Scaffaiolo. primi del 900

Secondo le credenze popolari, il lago era collegato direttamente al mare attraverso un canale sotterraneo ed ogni volta che vi si getti un sasso, dal fondo si solleverebbe una tremenda burrasca. Un’antichissima tradizione, narrata anche dal Boccaccio nel suo libro: “de’ laghi e de’ fiumi”.

Di tutto ciò, l’unica verità, è che a causa della natura impermeabile del terreno e la quasi totale assenza di vegetazione circostante, il lago si conservi tutto l’anno grazie alle piogge e allo scioglimento delle nevi: a fare il resto, e ad evitare così l’evaporazione, ci penserebbero poi le temperature rigide e le frequenti nebbie. Della leggenda del Lago, se ne interessò anche il celebre regista Pupi Avati, infatti, la scena finale del suo film ‘Una gita scolastica’ è ambientata sulle sponde di un lago che, c’è da scommettere, continuerà nei secoli a far parlare di sé.

nebbia-tendaSono le 7 e mezza ed il bagliore della nebbia mi sveglia. Stefania dorme come un tasso; anche perchè nella notte si è svegliata varie volte, “la causa?” La poca familiarità con i rumori della montagna… Metto il naso fuori dalla tenda e come se fossi parte della leggenda, faccio fatica a vedere le acque del Laghetto posto solo ad uno o due metri.

pane integrale
Pane integrale

Lo stomaco brontola. L’idea di tornare in rifugio a mangiare mi galvanizza. Pronti, via! Sveglio, seppur a fatica, Stefania e ci dirigiamo verso il Duca.

L’odore del burro di malga freschissimo stuzzica non solo la gola; non faccio in tempo a posare la giacca che mi fiondo al tavolo. Marmellata, pane caldo, burro e latte appena munto: sto ancora sognando! No, non sto più sognando. Preceduti dalla cantilena già udita ieri sera, arrivano i 5 VIP: sono ancora là che discutono come e dove andare stamane. Spianano una cartina della zona su di una tavolone e… E non riescono neanche a trovare il Duca sulla mappa! Il più anziano, vestito con un pittoresco completo Tirolese sembra essere quello più attivo, si avvicina a noi e dice: “siete stati eroici questa notte ad aver dormito là fuori”, io, mi giro verso Stefania sogghignando e rispondo “saremmo stati eroici a -20°, mica stanotte, era quasi caldo in tenda.” “Sarà”, dibatte lui, “qui abbiamo fatto fatica a dormire per l’assordante rumore del forte vento”, sogghigno nuovamente e mi dirigo nuovamente al tavolo.

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Rifugio Duca degli Abruzzi visto dallo Scaffaiolo

Fuori dalla finestra la finissima nebbia corre veloce spinta dalle raffiche di grecale. Sono le 8 e mezza ed è giunta l’ora di chiudere la tenda prima di mettersi in marcia. Salutiamo tutti e ci dirigiamo fuori- Qualche piccolo spiraglio di luce filtra nella nebbia; sono convinto che già al Passo della Calanca la nebbia si diradi ed il sole prenda il ruolo di attore principale.

Sarà, intanto andiamo a chiudere la tenda. Oggi bisogna camminare abbastanza e puntiamo di raggiungere il Rifugio Tassoni per ora di pranzo.

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© Salvatore Di Stefano

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