Le nuvole si diradano; lasciando spazio ad un timido sole. Sono le 9 e senza giacca si fatica ancora resistere, decidiamo comunque di prendere il via. Lasciandoci alle spalle l’ospitale Duca degli Abruzzi ed il Lago Scaffaiolo, ci incamminiamo in direzione Passo della Croce Arcana; Il sentiero CAI 00 Cammina sempre in quota ad eccezione di qualche “Spigolino”. Proprio la vista del Monte Spigolino resta indigesta ad una Stefania appesantita dal dislivello macinato ieri.

Sentiero CAI 00 verso lo
Sentiero CAI verso lo Monte Spigolino.

La denominazione del Monte riflette la sua conformazione: infatti è una montagna piuttosto slanciata, quasi piramidale. Confine naturale tra le Province di Pistoia e Modena è un elemento caratteristico del paesaggio dell’Appennino tosco-emiliano, quasi dominandolo. Solo la breve discesa al Passo della Calanca, sito a 1737 metri, separa lo Scaffaiolo dalla breve, ma rompifiato, ascesa.

Stefania sbuffa e borbotta; sembra uno di quei vecchi trattori appena avviati nelle mattine invernali più gelide. Aveva sentito parlare dell’Alta Via dei Parchi come un sentiero che rimane sempre in quota: “è così”, delucido io, “anche se è inevitabile che le cime da valicare ci siano lo stesso”. Nulla da fare, questa spiegazione non le va proprio giù!

Faccio strada io, anche perchè nell’ultimo tratto di salita le rocce sono abbastanza erose, con questa poca concentrazione il rischio di scivolare è alto.

Cima del Monte Spigolino
Cima del Monte Spigolino

1827 metri; che vista! Spacca in due la fatica facendola presto dimenticare. Da quassù si vedono tutte le cime: Alpe Tre Potenze, Rondinaio, Gomito, Giovo, Libro Aperto, Lagoni e Monte Cimone a nord est; Cupolino, Cornaccio, Punta Giorgina e Punta Sofia, con la sua inconfondibile croce, a sud ovest.

Discesa, è tutta discesa. Fino al Passo della Croce Arcana si scende e basta. Dai 1827 metri si arriva ai 1669; una carrabile ci accompagnerà dolcemente in fondo alla sella naturale formata dal Monte Spigolino e Cima Tauffi. Laggiù, in un ampio piano, si staglia il monumento ai Caduti della Grande Guerra.

croce arcana dallo SpigolinoQuassù, la storia si fa lunga; questo antico e famelico Passo è frequentato sin dal basso medioevo. Firenze, Prato e altre città toscane da un lato, e Milano, Venezia, Parigi, la Fiandra ed altre città del nord Europa commerciavano, infatti, attraverso quest’antica via.

Potremmo continuare a rimanere sull’Alta Via dei Parchi almeno fino alla Cima Tauffi, proseguendo poi verso il Rifugio Tassoni. Leggo però una certa stanchezza nel volto di Stefania; lasciamo il sentiero d’alta quota e scendiamo, seguendo il sentiero CAI 415, verso il Rifugio, appunto.

“Il bosco, ecco il bosco!” Per la prima volta, dopo due giorni, rivediamo un’albero. Tra Faggi e Abeti scendiamo rapidamente di quota, mentre qualche escursionista della domenica sale in direzione opposta verso il monumento.

capanno tassoni
Sosta a Capanno Tassoni

Si sentono sempre più vicine le voci dei viandanti in sosta al Capanno Tassoni, come un brusio interrompono il silenzio del sottobosco. Scendendo di quota, sento la necessità di togliermi la giacca, la temperatura dev’essersi alzata.

La visione, attraverso la faggeta, del Tassoni lascia presagire un godurioso ristoro. Sono le 11 e mezza ormai, la passeggiata sul crinale ha lasciato il segno nello stomaco e nelle gambe. E’ ancora presto però, qui si pranza alla mezza; intanto un buon thè caldo, una fettona di crostata ai frutti di bosco ed una sdraio al sole mettono una pezza alla fame e placano ampiamente la stanchezza.

Mezzogiorno e mezza in punto. Tagliatelle di farro ai funghi fumanti nel piatto, non rimane che augurare: “buon appetito!” Quassù ci si arriva comodamente anche in auto, infatti, non più tardi dell’una, il rifugio viene preso d’assalto.

selciato-abetaia
Sentiero attraverso l’abetaia.

E’quindi l’ora di riprendere la strada di casa. Dai 1370 ai 1454 metri seguendo comodamente il sentiero CAI 445; un saliscendi continuo che è quasi un piacere solcare. Un’atichissimo selciato d’epoca medievale disegna la via fino al Passo del Lupo, punto cruciale per tornare, poi, alle pendici del Corno alle Scale. Di fatti, neanche dopo un’oretta abbondante di cammino, siamo già sul Passo. Lì, ci eravamo fissati una sosta idrica ed al mio accenno di togliermi lo zaino Stefania esclama: “cosa fai?” “Siamo al Passo”, dico io. Lei stupita “Già qui?!” Era abituata ai saliscendi di crinale, quindi, questo Passo del Lupo lo aveva divorato pensando al peggio…

Deviando per il sentiero 337, da adesso in poi si scende e basta! Dritti, dritti alle Cascate del Dardagna. Numerosi salti che le caratterizzano, pensate che in pochi chilometri, questo torrente, supera una dislivello di oltre 250 metri. Il primo salto, anche il più alto, supera i 30 metri. CAI 333 panoramico indica il GPS.

Vuoi non fare un bel sentiero di scalini nel bosco che costeggia le cascate? Neanche a pensarci due volte… Inforcato, appunto, il sentierino/scalinata scendiamo a picco nel cuore delle cascate. Qui una breve sosta; zen per Stefania, golosa per me, ritonifica i muscoli e la pancia.

Cascate del Dardagna
Cascate del Dardagna.

Il verde abbaglia ed insieme al rumore assordante dei salti dell’acqua rendono l’atmosfera unica. quasi due chilometri di relax puro; qua camminare è un privilegio non una fatica. Molta gente calca questo tratto di montagna, già, la vicinanza con il Santuario di Madonna dell’Acero ci fa tornare in mente che la meta d’arrivo è ormai vicina. Basta seguire il largo sentiero nell’abetaia; non basta! Stefania, ringalluzzita dall’idea che la meta è vicina, aumenta quasi il passo, direziona velocemente i bastoni da trekking davanti ai passi scanditi velocemente.

Sempre più gente nel sentiero. Ad eccezione di qualche anziano, camminano tutti in direzione opposta alla nostra, loro stanno partendo ora per una breve camminata. Le 16 e spiccioli, il Santuario si intravede nella fitta boscaglia. Siamo di nuovo al punto di partenza, ieri mattina poco dopo le 10 eravamo partiti proprio da qua, avevamo 26 chilometri e 3000 metri di dislivello in meno sulle gambe!

Non è finita! Prima di tornare a valle prendiamo d’assalto l’unico bar. Torta crema e mirtilli con annessa grappa e… Inutile dirlo, MIRTILLI!

Stanchi, puzzolenti, carichi come i muli ma con un morale alle stelle. Queste le sensazioni provate alla’arrivo. Due giorni alla mercea della natura catturando immagini incredibili e gustando quello che la generosa montagna offre.

Tramonto al lago Scaffaiolo. 17 agosto 2015
Tramonto al lago Scaffaiolo. 17 agosto 2015

Un saluto ed alla prossima avventura…

© Salvatore Di Stefano

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