Eccolo! Dopo 6 ore di trekking, come un miraggio appare il Duca degli Abruzzi. Se ne sta lì dal 30 giugno 1878, imponente e rassicurante.
Sono a malapena le 5 e mezza, un thè caldo ritonificherebbe corpo e mente però non si può! C’è da scegliere il posto migliore per il bivacco prima che a qualcuno venga in mente la stessa idea…
Il vento non da segni di tregua e non credo che stanotte la situazione migliori, anzi, se tutto va secondo le previsioni dovrebbe anche rinforzare. Soffia vento di grecale, si sa, è un vento freddo. Stanotte ci saranno appena 4° centigradi, dunque la lotta per la piazzola diviene serrata!

Sotto la vetta del Monte Cupolino appena sotto un fianco del rifugio si apre l’avvallamento che ospita il Lago Scaffaiolo, è lì che bivaccheremo stanotte. Appena messo lo sguardo dentro la conca scorgo due potenziali rivali in cerca del miglior posto, scendo rapidamente la costa e mi dirigo verso la riva sinistra. Stefania, inspiegabilmente, va su quella destra. Conosco un posticino che ci riparerà dal vento proprio in riva al laghetto e con molta indifferenza, senza dare troppo nell’occhio, mi dirigo a scaricare lo zaino proprio dove avevo immaginato. Che bel manto d’erba. Una rapida occhiata per individuare la zona più pianeggiante possibile ehh… fatta! La tenda, stasera, si pianta qua. Cerco con lo sguardo Stefania che intanto si trova a curiosare, naturalmente, dall’altra parte del lago… Màh!
La coppietta, scoraggiata dalla vista del mio rapido colonizzare la location, fa marcia indietro e si insedia ad una cinquantina di metri da noi proprio sopra una sassaia, sopravento, “boh!”
Intanto, ignara di aver rischiato di dormire sui sassi e al vento, finendo il tour del laghetto, riappare Stefania. Non voglio apparire tragico ma avete mai provato a montare una tenda con Stefania e raffiche di vento ben oltre i 40 chilometri orari? Sembravamo Stanlio e Ollio, finchè non è entrato in testa alla Stefania il messaggio che i teli si stendono a favore di vento e non contro…
Detto fatto. In meno di dieci minuti l’accampamento è pronto… Quasi pronto, rimangono da picchettare lati e tiranti; Stefania vs martello? Martello! Finito il teatrino, che sicuramente ha giovato al morale di entrambi e posati gli zaini in tenda ci dirigiamo al rifugio.
Antonio, Lucia e Mirco; tre nomi, una garanzia! Chi sono? Sono i tre gestori del rifugio che insieme ad un paio di collaboratori, due cagnoni ed una mandria di bambini cresciuti a pane e montagna, rendono unica la sosta al Duca. Che tu ci venga d’agosto o in piena bufera di neve qui trovi sempre il sorriso! Ah, non solo, anche un sacco di roba buona da mangiare…
Dunque, il proseguo della prima parte di serata appare limpido come l’acqua… Obiettivo divorare in sequenza: tagliatelle al cinghiale, polenta funghi e formaggio (di malga), un ottimo litro di rosso dei colli lucchesi, una caraffa d’acqua sorgiva e un paio di grappe al mirtillo (quello del posto naturalmente). Tra una tagliatella ed una chiacchiera, io, aspettavo con ansia l’ora del tramonto! Per un fotografo l’ora del tramonto è come l’ora della pastiglia per un diabetico…

Indosso la giacca e mi accingo ad aprire la porta. Immediatamente vengo abbagliato da questa spettacolare atmosfera. Sei in cima ad una vetta; la più alta della zona, intorno a te il silenzio disturbato solo dal rapido passaggio delle nuvole che ti sfiorano la testa. Il sole fa capolino dietro l’orizzonte inondando di toni caldi tutto ciò che ti circonda, le ombre si allungano fino a fondersi con le stelle che, intanto, cominciano ad accendersi sulla limpida notte che avanza. Qui siamo sull’Alta Via dei Parchi, tutto ciò è possibile!
Rientro al calduccio, appena varco la soglia del salone una tavolata di 4 o 5 persone mi squadra dalla testa ai piedi. Stefania, intanto, ha attaccato bottone con una coppietta della bassa reggiana, sono tutti e tre intorno alla stufa accesa. Altri due signori stanno ancora mangiando due tavoli più in là. Poi entra in scena la VIP. 30/35 anni al massimo, bionda e alta, un vestito da sera a fiori, scende dalle scale e fa una passerella squadrando tutti dirigendosi verso il tavolo da 4 o 5. Intanto, i 4 o 5, avevano cominciato a discutere animatamente sul percorso che avrebbero effettuato il giorno successivo. Più chiacchieravano e più mi rendevo conto che questi qua con la montagna non centravano proprio nulla.
Vado a prendere due grappe al mirtillo. Intanto, i due figli più grandi di Lucia e Antonio, i gestori, imbandiscono la tavola per la loro cena; siccome mi si risveglia l’istinto della fame decido di sedermi a chiacchierare davanti alla stufa. Di giorno o di sera che sia, in qualunque rifugio alpino del mondo, quassù si diventa tutti amici. Non passa molto che comincia un dialogo comune di sala. Gli unici che si astengono e continuano a discutere del giorno successivo sono sempre quei 5 di prima.
Fra una chiacchiera ed una grappa, una grappa ed una chiacchiera si sono fatte le 22. Bisogna andare a letto, domani c’è la tappa più lunga; dal Duca dobbiamo solcare i crinali fino al Passo della Croce Arcana per poi scendere al Rifugio Tassoni e dirigerci alle Cascate del Dardagna valicando il Passo del Lupo; ad occhio e croce 15/16 chilometri.
Salutiamo la compagnia e ci dirigiamo verso la porta d’uscita. Una voce, diretta a Lucia, parte dal tavolo dei 5 e chiede: “quindi ora chiudiamo la porta?” La risposta è quasi bizzarra perchè chiunque sa che un rifugio è un RIFUGIO! Lucia, con nonchalance risponde: “non possiamo chiudere, se un viandante arriva nel cuore della notte deve entrare”. A quel punto, è giunta veramente l’ora di andare a letto.
Via in mezzo al vento. Basterebbe la luna piena a far strada ma avevo preso due torce a led frontali prima di lasciare la tenda. Seguendo il sentiero, dal rifugio ci dirigiamo verso la tenda.
Sarà il dolce e soffice manto d’erba, sarà la tranquillità delle sponde del laghetto, o saranno le grappe al mirtillo ma io appena tocco terra già dormo!
La notte scorre tranquilla, il vento addirittura si placa mentre una volpe ci gironzola accanto tuttala notte, chissà, forse in cerca di cioccolata!
© Salvatore Di Stefano
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