E’ ancora buio fuori e il debole nevischio di stanotte ha ceduto il posto ad un caldo libeccio. Filtra dalla finestra un lieve spiraglio di luce. Forse le condizioni per rubare qualche scatto all’alba ci sono, per scoprirlo, rimane un unico modo; vestirsi, imbracciare lo zaino, la macchina fotografica ed una manciata di caramelle. Mariella, ieri sera, mi ha concesso di poter uscire dalla porticina sul retro; aveva già intuito che sarei scappato sul far del mattino.

Sono le 8, 17 minuti ed una manciata di secondi. Le nuvole corrono veloci spinte da sud ovest, mentre si sovrappongono su vari strati. Da un’ora abbondante ho piazzato il cavalletto in cima ad una collinetta, sto aspettando uno spiraglio di luce interessante, ma qui, di lei, neanche l’ombra.

8 e 18 in punto. D’un tratto uno spiraglio! S’apre lo strato più basso di nubi, svelando un acceso color corallo, quasi tendente al rosa. Faccio a malapena in tempo ad impostare la reflex, una raffica di scatti e velocemente torna a coprirsi tutto, com’era prima. 30 o 40 secondi, non più di tanto è durato lo spettacolo. Sembrava un’alba di fuoco!

Non è affatto freddo stamane e anche se mi aspetta una lunga giornata di cammino rientro ai Sènari per mettere qualcosa sotto i denti; a pancia piena si cammina decisamente meglio. Mariella è già all’opera, sul tavolo un paio di crostate appena sfornate, pane, una vasta gamma di vasetti pieni di composta ed un’intera cavagna di ricotta fresca di giornata; quest’ultima fa rinvenire in me, appena decenne, mia nonna che faceva cominciare la giornata a suon di ricotta spolverata di cacao ed un paio di cucchiai di miele. Semplicemente stratosferica!

Pane, ciauscolo e qualche litro d’acqua sono nello zaino; si parte! Ci rivediamo al tramonto Mariella, vado sulla cresta del Redentore da Forca Viola.

Un susseguirsi di saliscendi collinari caratterizza questo primo tratto, non difficoltoso per nulla. Il vento e la pioggerella di stanotte hanno ripulito i sentieri dalla neve, solo oltre i 1600 mt il candore è ininterrotto. 2439 mt, questa è la mia vetta di oggi; attraverso la stretta e ripida Forca Viola guadagnerò la cresta per poi proseguire verso cima del Redentore, appunto.

Da qualche chilometro incrocio la stessa via di due animali, seguo le orme di un lupo e di un cervo, forse adulto. Non so se il primo bracca il secondo o se tutti e due hanno in mente lo stesso obbiettivo; l’abbeveratoio alla Valle delle Fonti. Il lupo è un’animale dall’intelligenza sopraffina, l’istinto lo porta sempre a seguire il percorso meno difficile, le sue orme si trovano l’una dietro all’altra, formando così una linea continua, inoltre le impronte delle zampe posteriori combaciano esattamente su quelle anteriori. Decido di seguirlo fino alla Valle.

L’acqua è immensamente fredda e sgorga a singhiozzo. Sicuramente una breve pausa e qualche quadro di cioccolata mi daranno la giusta carica per affrontare la Forca. Poco meno di un chilometro di ascesa con pendenze che superano i 40°; se non fossi costretto a montare i ramponi, causa il manto abbondantemente ghiacciato, sarebbe quasi una passeggiata di salute.

10.42. Comincio la risalita a Forca Viola. Di tanto in tanto mi volto indietro; scorgo in lontananza un’agglomerato di nuvoloni, li tengo d’occhio. Qui, nella stretta lingua di ghiaccio, sono costretto ad avanzare zigzagando, così facendo addolcisco di molto la pendenza.

11.38. Sono giunto poco a più di metà ascesa; il vento ha rinforzato parecchio, si incanala giù alla Valle delle Fonti e risale fino alla Forca. Decido di salire ancora, voglio arrivare alla cresta per vederne le condizioni.

Appena un’ora dopo sono alla forca. Il vento è diventato veramente forte, quasi si fatica a stare in piedi, la visibilità è calata drasticamente, addirittura piove finemente. Le nuvole scorte all’orizzonte qualche ora fa mi hanno raggiunto. Da solo in queste condizioni, non credo di riuscire ad avanzare sul crinale. Con dispiacere decido di tornare giù, alla Valle delle Fonti, da lì, deciderò il da farsi.

To be continued…

© Salvatore Di Stefano

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